venerdì 17 ottobre 2014

L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello di Oliver Sacks

» Questo fine settimana vi propongo alcune mie considerazioni sul libro "L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello" di Oliver Sacks, una delle letture che ho appena terminato.





  Ho messo casualmente questo libro nella mia libreria: inizialmente doveva essere un regalo per un caro amico, quando poi scoprii che l'aveva già. Una circostanza davvero fortunata perché, ora che ne ho terminato la lettura, sono contentissima di averlo tra i miei libri.
Oliver Sacks racconta in prima persona le esperienze e le persone che ha incontrato nel suo lavoro di neurologo, in un modo così profondo ed emozionante che mi sono dimenticata di leggere un libro di taglio prevalentemente scientifico.
L'autore mette da parte la mera medicina per indagare nelle profondità dell'animo umano, cogliendo l'occasione per farsi delle domande sulla vita, sulle persone, sul futuro e sul passato. La sua curiosità verso le migliaia di sfumature del nostro cervello, lo porta a riflettere su qualcos'altro che esula dalla vera e propria scienza: l'animo umano, l'emozione e i sentimenti.
Così, Oliver (oramai è come se ci conoscessimo), ci fa conoscere Ray, Madeleine,Josè e Christina e noi impariamo a voler bene a tutte queste persone come se fossero nostri amici con dei problemi da risolvere. Ho amato ogni pagina di questo libro.
In particolare, ho amato la riflessione di Sacks sui ricordi: cosa rimane della nostra vita, se non riuscissimo a ricordare nulla? Cosa saremmo se ciò non fosse possibile? I nostri ricordi sono ciò che trasmetteranno al prossimo qualcosa della nostra vita; sono preziosi e ci dimostrano che abbiamo vissuto. Senza di essi diventeremmo come "Il marinaio perduto", il quale perde entusiasmo per ogni cosa che fa, semplicemente perchè non ricorda che cosa stava facendo.
Ho amato il modo in cui Sacks parla dei cosiddetti "ritardati" o autistici e di come spesso siano persone con moltissime potenzialità non sviluppate per il semplice fatto di essere considerati troppo menomati dalle persone che dovrebbero volergli bene.
Ringrazio Oliver Sacks per avermi aperto gli occhi sulla molteplicità dell'universo e, sopratutto sulla grande fortuna che ho oggi: essere ciò che sono, come sono. L'autore, con un elegante stile, ci fa intendere che ciò che è accaduto ai suoi pazienti potrebbe accadere a chiunque, da un momento all'altro. Dovremmo ricordarci, ogni giorno, di ringraziare per quello che siamo e per quello che riusciamo a fare, invece di perdere tempo in inutili lamentele per ciò che desidereremmo e non abbiamo.
Il messaggio più forte di questo libro, secondo me, è: siamo fortunati, ricordiamocelo.

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